Dell'anima e della memoria
*Plaquette di otto componimenti di riflessioni e versi da me prodotta in occasione dell’intitolazione dell’Istituto Professionale per i Servizi Sociali di Piazza Armerina a Matilde Quattrino, fondatrice della scuola e massima artefice del suo sviluppo, che ho conosciuto e apprezzato per la laboriosità e le doti d’ingegno e di fervida umanità.
RICORDO E GRATITUDINE
Come l’alba d’un terreno giorno, rapida fugge giovinezza. Un breve batter d’ali… ed ecco, dopo l’afa estiva, s’autunna il tempo e scuote dagli alberi le foglie. Lunghe trecce di nubi sopra i colli già annunciano il gelo dell’inverno, mentre l’ansia sempre più dilania il cuore di fragile carne. Così sterile sorte è quella che il Cielo serba all’uomo?
Passa il tempo, passa e mai si volta indietro, è legge di natura a cui niente e nessuno può sottrarsi. Al lume del giorno anche il sogno più bello si dilegua, ma abbattersi non serve se non si vuole diventare estranei all’anima del mondo. Per quanto le vie dell’amore siano ardue, è nell’amore che si trova un senso, poiché per legge antica noi viviamo l’uno dell’altro. Dirama ogni stagione la sua pena, eppure si può vivere con gioia, lieti se altri possono mietere i campi che abbiamo seminato. Quando un uomo sa così dedicarsi, allora neanche la morte potrà cancellarne il nome e le gesta nella memoria di chi resta. Di tutto ciò che esiste, amare è la cosa più grande; e mai venire al mondo è sterile sorte.
Preda di domande ancora aperte io sono, e prima che altra ruggine impicci i miei occhi di più voglio conoscere.
Senza mai stancarsi vanno luna e stelle, e sempre danno alla vita quello che le spetta: una conchiglia, un usignolo, la fresca brezza che alita con blando sussurro. Così un giglio che nasce, cresce e nella stagione estrema la falce miete. Si dedica il contadino ai suoi lavori, ignaro se l’inverno porterà la pioggia o gli uragani e, senza perdersi d’animo per questo, ara rivanga o innaffia godendo della sua fatica al canto delle allodole tra i solchi fumiganti. Niente resta fedele ad un uomo se non a costo del suo stesso sangue. Solo così vivendo, egli riesce a liberare dal cuore e dalla mente ciò che vuole con ardore; sempre proteso a tessere l’opera con i fili preziosi delcuore, con l’idea e con il lavoro, timone e vela assieme dei suoi desideri più profondi. Non v’è dono più grande di quello che permette a un uomo di tramutare l’idea in azione…
...e l’azione in creatura, avendo quale ricompensa ricordo e gratitudine.
“Sì, la freccia che vola, essa riposa!”, e sempre la fatica si sfigura in bellezza. Il dono di sé è forza potente, vera testimonianza a cui seguono, come al lampo il tuono, ricordo e gratitudine. Nasce sia destinato a perire, almeno la memoria può spostare l’asse del tempo. Essa è per l’uomo un bene prezioso, che a volte fa rivivere chi è nel vento ma non nel nulla…
...e sotto altre sembianze può tornare in ciò che ha creato, per imprimervi l’essenza del suo spirito…
…vigore e coraggio infondendo a chi la sua stessa opera vuole portare avanti. Di qui il suo nome avrà vita immortale.
Tuttavia, quanto spesso siamo percorsi da correnti contrarie! Foglie in balia del vento nel vasto mare dell’Essere, attratti dalla vanità di ciò che appare e non dalla realtà di ciò che importa. Ma una dopo l’altra s’avvicendano le stagioni, che con umana dolcezza ci consumano e il letto preparano all’immobile morte.
Dolce è il giogo della vita e il suo carico leggero, se solo riusciamo a vederla con occhi di fanciullo. Vivere è tensione ininterrotta fra passioni stolte e libertà di spazi sconfinati. Per giungere a possedere tutto, bisogna non volere niente: credere fermamente in questo è penetrare nella vastità dell’Essere. Non l’orgoglio, ma la piuma leggera dell’amore ci sostenga. La vita è sì piena di sofferenza, ma ogni giorno quante meraviglie ci elargisce, come a un albero la terra, il sole e l’acqua, splendidi doni nati dallo stesso sogno!
A queste sagge parole, non so che luce mi riverbera dentro. E’ dunque così profonda la vita, profonda e disponibile?
Se solo sappiamo viverla con umiltà di cuore! Gioia, pace, dominio di sé siano la nostra ala nelle prove che ci attendono, perché le prove portano alla pazienza…
...e la pazienza alla perfezione.
Attraverso le stagioni noi godiamo dei beni della terra, fino al giorno in cui reclamerà il Cielo le nostre spoglie. “La morte è solo un passaggio di vita in vita”, e se vogliamo che almeno un’eco di noi rimanga, dobbiamo migliorare il mondo che ci è dato. Per l’uomo, rapido il tempo dilegua, e rapida la fiamma s’estingue; nell’ora estrema la mente si scioglie dai lacci e ogni pensiero trascende, di perdita o di guadagno. Anche la strada più lunga giunge quindi alla fine, ma da ogni fine nasce sempre un nuovo principio, da cui il ricordo di ieri rigermina allargando i suoi cerchi come su acqua: ancora sulle labbra gli ultimi nomi, e nel cuore, a caratteri di fuoco impresse, le umane vicende vissute...
Pino Bevilacqua