UN LIBRO PER FARSI ASCOLTARE

4

Prefazione

 

Il poeta greco Odisseas Elitis, premio Nobel per la letteratura, nel suo libro Il metodo del dunque sostiene: “Ecco perché scrivo. Perché la poesia comincia là dove la Morte non ha l’ultima parola. Bisogna scrivere per dare all’ignoto la parte che gli spetta, per obbedire al nostro Se stesso intero e non a quella metà che va avanti e indietro per le strade e che risulta schedata all’anagrafe del municipio”.

Chi scrive, perciò, più o meno cosciente delle motivazioni che lo spingono a farlo, come Elitis può volere la ri-composizione dei tanti “Io” che gli si agitano dentro; può volere la scoperta del suo vero Sé.

Mete queste difficili da raggiungere, che a volte si possono perseguire pure con un modesto “libretto di memorie e pensieri”, distillato dalla malinconia e dai ricordi nell’officina di un’esistenza che volutamente si fa scorrere a ritmi lenti, quasi antichi.

Ma poiché alla molteplicità dell’“Io”, come in un gioco di specchi, corrisponde la molteplicità delle ragioni sottese all’agire, allora è possibile individuare almeno un altro motivo per questo Frammenti di cuore di Gaetano D’Alù, nato nel 1909, con una vita intensa alle spalle ma che ancora, cosa rara a quest’età, sa guardare al futuro: farsi ascoltare con un libro, in un’epoca in cui l’uomo ha quasi perso la capacità di ascoltare, di riconoscere quelle stesse voci che “gli dittano dentro”.

Infatti, alle porte del terzo millennio l’uomo è come invischiato in una rete di illusioni che mai prima d’ora è stata così fitta. E se da un lato le sirene del progresso e della tecnologia gli zufolano nelle orecchie melodie ammalianti, dall’altro lo allontanano dalla gioia, dall’ascolto, dalla Verità.

Piuttosto, oggi tutti vogliono parlare, apparire, partecipare allo spettacolo che continuamente è allestito da quell’industria nata appositamente per condizionare le scelte, per offuscare le coscienze “ di masse fameliche di piacere e di potere”. Farsi ascoltare dunque non è facile, e scrivere – soprattutto quando non si hanno pretese letterarie – può divenire un modo per imporsi, per comunicare, senza gridare, la propria visione della vita, per lasciare una traccia del proprio passaggio nel mondo. Così, tutto ciò che per un uomo conta di più nella vita – gioie e pene, sogni e dura realtà, successi e fallimenti -, può attraverso un libro non andare perduto, dimenticato; può diventare patrimonio e conoscenza per chi è disposto ad ascoltare.

E se a parlare è un novantenne come Gaetano D’Alù, che come pochi possiede il dono della dolcezza, della malinconia, l’arte difficile di capitalizzare le amarezze e di tramutarle in nuove possibilità, in nuovi punti di vista da cui esplorare le ricchezze e le meraviglie dell’esistenza, allora ascoltare diventa piacevole.

Immagini in bianco e nero a volte sbiadite, a volte nitide e chiare; frammenti di sogni, storie, speranze che sembrano tante luminarie nella mappa di un cuore che riverbera bagliori, come stelle in una notte d’agosto: tutto, in questo diario-almanacco di Gaetano D’Alù, è degno di attenzione, di rispetto.

Ogni pagina trasuda dignità, senso del dovere ricerca di giustizia, che l’Autore non spera di potere trovare facilmente. Per questo si affida alla parola scritta che consacra il distacco, il non attaccamento alle illusioni. Sarà la poesia, la scrittura a dare continuità alla memoria di sé, agli ideali che vanno oltre la Vita e che restano il sogno di ogni uomo che cerca.

Pino Bevilacqua